Rigenerazione urbana per il commercio

 Cat Ascom Servizi di Confcommercio Cesenate sta stimolando da tempo e a più riprese le amministrazioni a tutti i livelli a riflettere sul ruolo strategico che la rigenerazione urbana riveste per la vitalità delle città e del sistema economico. 

Per questo Cat Ascom Servizi sta portando avanti un progetto di rigenerazione del centro storico di Cesena, che fa seguito ad un precedente percorso, in collaborazione con il Comune di Cesena. Siamo partiti dal coinvolgimento degli operatori commerciali e dei cittadini clienti con la somministrazione di questionari sui punti di forza, da incrementare, e di debolezza, su cui intervenire con adeguate azioni non di semplice riqualificazione, ma di piena rigenerazione degli spazi.

Il 5 Ottobre prossimo ci confronteremo con l’ Amministrazione Comunale di Cesena per un’analisi accurata dei questionari somministrati.

Augusto Patrignani, presidente Confcommercio cesenate

La Rigenerazione urbana per il commercio

Cat Ascom Servizi di Confcommercio Cesenate ha preparato un questionario per i cittadini/consumatori per condividere assieme un percorso di rilancio e riprogettazione della città per ripartire con entusiasmo.

Per questo abbiamo pensato di fare un breve sondaggio partendo proprio dal consumatore finale che è il fruitore dei nostri centri storici e delle nostre attività .

Il nostro intento è proprio di poter avere dei suggerimenti utili per dialogare in maniera concreta e costruttiva con le nostre amministrazioni.

Eccoci pronti e fiduciosi nella ripartenza dopo questo lungo periodo di isolamento forzato dalla pandemia.

Vi chiediamo di accedere a  sito  www.catascomservizicesena.it,

cliccare su “QUESTIONARIO PER I CONSUMATORI” e compilare in maniera anonima il questionario che trovate anche qui a fianco.

CLICCA QUI PER COMPILARLO

Verso il New Deal delle città

La fase due che prenderà il via ufficialmente nel mese di maggio, con Confcommercio che sta premendo a tutti i livelli per far anticipare la riapertura delle imprese e dei pubblici esercizi prima delle date troppo lontane definite dal Governo, sarà un nuovo inizio verso la normalità che riacquisteremo quando il virus sarà definitivamente assoggettato, con le cure e le terapie oppure con il vaccino.

Finalmente potremo rimetterci in pista, dopo il blocco forzato di tante attività che ha provocato e sta provocando gravi danni.

Una delle più impegnative ma anche entusiasmanti sfide che ci attendono è la riprogettazione della città unitamente al rilancio dell’intera area urbana e del centro storico, per restituirla a una piena viabilità e a renderla attrattiva per il nuovo turismo da riconquistare e fidelizzare.

Confcommercio punta sulla rigenerazione urbana, un processo di riqualificazione della intera struttura della città e dei suoi edifici e spazi, per implementarne le funzioni e favorire la massima vivibilità della città con grandi benefici per l’intero sistema delle imprese. Per noi rappresenta la nuova frontiera del commercio, dei servizi e del turismo.

Il Cat Confcommercio intende coinvolgere in questa operazione imprese, cittadini e consumatori per farla diventare massimamente condivisa e per favorire il New Deal, il nuovo corso, per le nostre città. Non appena verrà definita nei dettagli la fase due in procinto di partire, e Confcommercio auspica con le opportune modifiche rispetto a quanto annunciato finora, il Cat diffonderà un questionario rivolto a imprese e consumatori per raccogliere istanze, esigenze, suggerimenti per contribuire alla ripresa in grande stile dei centri storici e delle nostre città, per incrementarne i flussi e per innervare un nuova linfa grazie a partecipati progetti di rigenerazione urbana condotti in sinergia tra pubblico e privato.

Una grande stagione di rilancio di cui Confcommercio, le imprese, le nostre città saranno protagoniste.

Gli Stati generali del centro storico

Gli Stati Generali del centro storico. Li propone la Confcommercio cesenate come occasione straordinaria di riflessione congiunta fra tutti gli interlocutori accreditati per rilanciare l’area antica, restituirle maggiore fruibilità e appetibilità, servizi e funzioni. Il centro deve tornare ad essere un luogo di vita piena, non solo in certi momenti. La chiusura a ripetizione degli esercizi commerciali, al centro anche dell’attenzione mediatica, è solo una faccia del problema, o meglio una conseguenza.

Partiamo dal commercio, nostro ambito di competenza diretta come organizzazione di categoria.

Salvaguardarlo, tenerselo stretto, coccolarlo, incentivarlo è la prima priorità, a meno che non si voglia un centro storico deterziarizzato, che sarebbe come un festival musicale senza canzoni. Ma il rilancio deve essere realizzato in continuità con interventi da realizzare nelle periferie, dove il commercio al dettaglio è fonte di coesione sociale. La città è una.

Servono politiche innovative per ridare attrattività: della mobilità, inclusive di tutte le forme di spostamento (auto inclusa) e della sosta agevole. Non si possono disgiungere le due parole: la sosta da sola non basta. Deve essere comoda e inclusiva per tutti, dai bambini agli anziani, tenendo a mente sempre che chi va per negozi sperabilmente acquista e si deve muovere con sporte e pacchi. Deve essere quindi  una sosta agevole e, se non gratuita come quella dei centri commerciali, a costi ridottissimi e simbolici, e non solo sotto Natale. 

Serve un piano speciale dell’arredo, non a comparti stagni, ma correlato in tutto il centro. Servono interventi di rigenerazione urbana per ampi locali di edifici da recuperare per poter intercettare grandi firme e attività di prestigio. Serve riequilibrare commercialmente l’offerta in modo che quella dei pubblici esercizi, pur importante, non conti il centro in una dimensione troppo esclusiva. Serve rendere i canoni più adeguati anche grazie all’abbassamento dell’aliquota massima dell’Imu.

Serve potenziare e qualificare gli eventi. Serve un piano di rilancio per le parti del centro in abbandono. Serve rendere di nuovo appetibile il mestiere di commerciante come consapevole scelta professionale in vista di una propria realizzazione, creando un ambiente propizio. Serve aprire un ragionamento su come riportare in centro servizi e funzioni espulse e ciò investe l’immagine  di città che vogliano realizzare. Serve sostenere anche uffici e professionisti fondamentali per garantire il flusso delle persone. Serve riportare gente in centro.

Serve molto. Ma soprattutto serve riconoscere alla questione della salvaguardia del commercio al dettaglio dal centro storico alla periferia una priorità. Vista la situazione, più che una priorità della città, è la priorità.Tutti siamo chiamati a uno sforzo eccezionale, a partire da noi corpi intermedi e da chi amministra questa città. Uno sforzo, questo, che chiama in causa anche i cesenati acquirenti chiamati a sostenere nelle loro scelte di acquisto i negozi al dettaglio della città. Gli Stati Generali sarebbero un’occasione unica di confronto operativo mirato a un piano di rilancio che tenga conto dei recenti studi affidati dall’amministrazione comunale ad enti accreditati che fornirono indicazioni che vanno applicate, da completare eventualmente, con altre indagini aggiornate che abbiano però immediato sbocco operativo. Bisogna discutere per fare. E bisogna fare in fretta.

Rigeneriamo i negozi di vicinato per rilanciare la città

Mai come in questo periodo emergenziale del coronavirus, ci rendiamo conto della essenzialità e della insostituibilità dei negozi di vicinato e di prossimità, del negozio della porta accanto, quello in grado di fornire prodotti e servizi essenziali, di cui la comunità non può fare a meno.

Ma anche nei tempi normali, che presto torneranno, questa tipologia commerciale della rete distributiva funge da pilastro delle nostre città, garantendo il collante stesso della coesione sociale. Non c’è città senza commercio, e senza il piccolo commercio disseminato dal centro alla periferia. Il commercio alimenta la socialità e le relazioni e i piccoli esercizi di vicinato costituiscono un presidio vitale per i cittadini clienti, e in particolare per quelle categorie più deboli e disagiate come gli anziani che magari non si possono spostare in automobile e privilegiano questo tradizionale canale distributivo, sempre al passo con le esigenze dei tempi. 

Non dimentichiamo che i negozi di vicinato e di prossimità  ancora erogano servizi di valore inestimabile come la consegna a domicilio, così vitale in questa fase emergenziale in cui i distanziamenti sociali sono indispensabili per frenare il contagio, e in generale antepongono la prossimità e il rapporto fiduciario con il cliente come caratteristica distintiva dell’attività.

In tempi di sviluppo esponenziale del commercio on line e di folta presenza di esercizi della grande distribuzione, i negozi di vicinato non hanno perduto la loro centralità, ma restano un tassello fondamentale della rete distributiva ed è per questo che Cat si pone come centro stimolatore e promotore di un programma di rigenerazione urbana dei nostri centri storici e delle nostre città per il recupero e la riqualificazione dei suoi spazi commerciali e urbani. 

Si tratta di un intervento concreto che deve tradursi in opere rigenerative, ma che riveste anche una grande valenza culturale che insiste nell’obiettivo prioritario di attivare ogni azione informativa rivolta a amministrazioni pubbliche e al tessuto delle imprese  per favorire le condizioni essenziali utili alla ottimale permanenza e alla migliore sostenibilità delle imprese di vicinato in seno al centro storico, alle periferie e alle frazioni minori.

Siamo di fronte a grande sfida di riprogettazione delle nostre città che interpella pubblico e privato in sinergia e che il Cat intende promuovere e favorire attingendo alle risorse regionali rese disponibili per realizzare progetti utili, per valorizzare dai piccoli negozi ai bar, dai ristoranti alle botteghe, fondamentali per la vita e l’identità stessa delle comunità locali, spesso fulcro di piazze e aree urbane, per promuovere la qualificazione e la competitività degli esercizi di vicinato, nonché per sperimentare incentivi innovativi per supportare la capacità di adattamento e resistenza di tali attività in un periodo di perdurante crisi economica, ulteriormente acuito dall’emergenza del coronavirus. 

Per contrastare e aggredire la crisi è importante giocare all’attacco: per questo per Cat la parola d’ordine è rigenerazione e riqualificazione di botteghe e negozi tradizionali, per potenziare le aree del commercio nei quartieri e nei centri storici delle città e per promuovere l’innovazione tecnologica degli esercizi commerciali di vicinato attraverso progetti quali il sostegno all’affitto, vendite online, “vetrine intelligenti”, innovazione gestionale, rinnovo delle attrezzature. È fondamentale un sostegno al commercio di prossimità, che svolge sempre di più anche un ruolo sociale e non solo economico.

Cat è sul pezzo per fungere da stimolatore e per fornire il suo know how di competenze tecniche come contributo al servizio delle imprese e del territorio in questa grande partita di rinnovamento delle nostre città.

Botteghe storiche pilastri della rigenerazione urbana

La rigenerazione urbana è quel processo virtuoso attraverso il quale vengono riqualificate parti di città, edifici, contenitori, spazi commerciali e terziari per riconsegnarli alla piena fruibilità e al decoro nell’ottica di un impreziosimento dell’ambito urbano e nello specifico delle sue aree votate alla distribuzione e ai servizi.

La rigenerazione urbana è particolarmente indicata per la salvaguardia delle botteghe storiche, patrimonio delle nostre città e del territorio, che si tramandano di generazione in generazione come punti di riferimento qualificanti dell’offerta commerciale, vere e proprie sentinelle della rete distributiva. Una loro riqualificazione si pone dunque come intervento fondamentale per non depauperare un patrimonio così significativo per le nostre città e nel contempo come contributo al miglioramento della qualità urbanistica, estetica, non della fruibilità urbana.

Il Cat Ascom Servizi con la collaborazione di Confcommercio ha posto nello specifico la rigenerazione urbana come uno degli interventi prioritari per rilanciare l’offerta dei centri storici e più in generale di tutte le fasce urbane sino alla periferia. Dal canto suo la salvaguardia delle botteghe storiche, attraverso interventi mirati e concertati che chiamino in causa anche l’integrazione e la sinergia tra pubblico e privato, assume anche una grande valenza culturale nel rimarcare la centralità del commercio al dettaglio della tradizione che si poggia sui valori intramontabili della prossimità, del servizio di vicinato, della fiduciarietà, del rapporto umano e sociale quotidiano con la clientela, del commercio come pilastro della vita sociale, che in questa fase travagliata dell’emergenza del coronavirus, stiamo riscoprendo ancor di più come necessarie e insostituibili per la qualità della vita di una comunità.

Gli esercizi commerciali al dettaglio o di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande, le imprese artigianali e i mercati su aree pubbliche, devono risultare in possesso dei seguenti requisiti:

  • Svolgimento della medesima attività da almeno cinquanta anni continuativi, nello stesso locale o nella stessa area pubblica, anche se con denominazioni, insegne, gestioni o proprietà diverse, a condizione che siano state mantenute le caratteristiche originarie;
  • collegamento funzionale e strutturale dei locali e degli arredi con l’attività svolta, al fine di dare il senso di un evidente radicamento nel tempo dell’attività stessa; i locali in cui viene esercitata l’attività devono avere l’accesso su area pubblica oppure su area privata gravata da servitù di pubblico passaggio;
  • presenza nei locali, negli arredi, sia interni che esterni, e nelle aree, di elementi di particolare interesse storico, artistico, architettonico e ambientale, o particolarmente significativi per la tradizione e la cultura del luogo.

Lo status di “Bottega storica” può essere riconosciuto anche ad esercizi operanti da almeno venticinque anni, quando si tratti di esercizi di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande recanti la denominazione “Osteria”.

Botteghe storiche pilastri della rigenerazione urbana

La rigenerazione urbana è quel processo virtuoso attraverso il quale vengono riqualificate parti di città, edifici, contenitori, spazi commerciali e terziari per riconsegnarli alla piena fruibilità e al decoro nell’ottica di un impreziosimento dell’ambito urbano e nello specifico delle sue aree votate alla distribuzione e ai servizi.

La rigenerazione urbana è particolarmente indicata per la salvaguardia delle botteghe storiche, patrimonio delle nostre città e del territorio, che si tramandano di generazione in generazione come punti di riferimento qualificanti dell’offerta commerciale, vere e proprie sentinelle della rete distributiva. Una loro riqualificazione si pone dunque come intervento fondamentale per non depauperare un patrimonio così significativo per le nostre città e nel contempo come contributo al miglioramento della qualità urbanistica, estetica, non della fruibilità urbana.

Il Cat Ascom Servizi con la collaborazione di Confcommercio ha posto nello specifico la rigenerazione urbana come uno degli interventi prioritari per rilanciare l’offerta dei centri storici e più in generale di tutte le fasce urbane sino alla periferia. Dal canto suo la salvaguardia delle botteghe storiche, attraverso interventi mirati e concertati che chiamino in causa anche l’integrazione e la sinergia tra pubblico e privato, assume anche una grande valenza culturale nel rimarcare la centralità del commercio al dettaglio della tradizione che si poggia sui valori intramontabili della prossimità, del servizio di vicinato, della fiduciarietà, del rapporto umano e sociale quotidiano con la clientela, del commercio come pilastro della vita sociale, che in questa fase travagliata dell’emergenza del coronavirus, stiamo riscoprendo ancor di più come necessarie e insostituibili per la qualità della vita di una comunità.

Gli esercizi commerciali al dettaglio o di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande, le imprese artigianali e i mercati su aree pubbliche, devono risultare in possesso dei seguenti requisiti:

  • Svolgimento della medesima attività da almeno cinquanta anni continuativi, nello stesso locale o nella stessa area pubblica, anche se con denominazioni, insegne, gestioni o proprietà diverse, a condizione che siano state mantenute le caratteristiche originarie;
  • collegamento funzionale e strutturale dei locali e degli arredi con l’attività svolta, al fine di dare il senso di un evidente radicamento nel tempo dell’attività stessa; i locali in cui viene esercitata l’attività devono avere l’accesso su area pubblica oppure su area privata gravata da servitù di pubblico passaggio;
  • presenza nei locali, negli arredi, sia interni che esterni, e nelle aree, di elementi di particolare interesse storico, artistico, architettonico e ambientale, o particolarmente significativi per la tradizione e la cultura del luogo.
  • Lo status di “Bottega storica” può essere riconosciuto anche ad esercizi operanti da almeno venticinque anni, quando si tratti di esercizi di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande recanti la denominazione “Osteria”.